Futuri Venturi

“What will be?” (cosa sarà?) chiede Filippo e colloca la domanda in alto, a fianco di due entità grigie (spiriti, fantasmi o simili) che emergono dalla skyline di una moderna metropoli.
“Vieni a giocare con noi?” chiedono sarcastici due inquietanti clown, che si presentano con la raffigurazione del virus “COVID-19” sul naso, in sostituzione del tipico accessorio rosso che contraddistingue questa figura comica, l’illustrazione e la locandina portano la firma di Rebecca.
Sono circa una settantina le immagini raccolte nel mese di maggio 2020, in una prima fase bozzetti su carta, poi illustrazioni digitali pensate per essere inserite in una locandina verticale, autrici e autori le studentesse e gli studenti del primo anno di grafica dell’Accademia di Belle Arti SantaGiulia. A coordinare a distanza il progetto, in via telematica, il professore di Illustrazione, AntonGionata Ferrari e il sottoscritto, docente di Graphic Design.
Le locandine non testimoniano solo dell’inquietudine e della paura provate, mostrano in taluni casi la necessità di un adeguamento a nuove norme comportamentali, come quella di mantenere le distanze di sicurezza o di indossare gli amati\odiati dispostivi di protezione individuale. La casa - altro tema riccamente rappresentato - è per qualcuno  dolce riparo, spazio dell’evasione mentale o piccolo carcere, non vi è una visione univoca e questo già emergeva nei dialoghi instaurati tra docenti e discenti nella fase iniziale del progetto, quella in cui è stato chiesto di esprimere a voce la propria idea di futuro. Confronti online a microfono aperto e videocamera spenta, in cui ciascuno poteva intervenire liberamente e dire la sua sulla pandemia, sul lockdown, sulle regole e più in generale su come questo virus stava sconvolgendo le loro vite e ci proiettava verso un futuro diverso da come l’avremmo immaginato solo pochi mesi prima.
Un concerto di “Prof. posso parlare?”, “Prof. anche io vorrei esporre la mia idea e avere un suo parere”, “Prof. posso condividere?”, hanno così preso corpo questi scambi a distanza con uno studente o studentessa che esponeva dei concetti e una classe intera ad ascoltare.
Probabilmente in presenza non avremmo avuto lo stessa dinamica, difficilmente gli studenti si sarebbero alzati dal proprio banco per esporre a tutti la propria idea, verosimilmente si sarebbero avvicinati al sottoscritto esponendosi e ricevendo un consiglio o un suggerimento, nella didattica a distanza il parlare al professore implica l’essere ascoltati dall’intera classe e questo non è un dettaglio minuto. Con ciò non intendo mettere in contrapposizione la didattica in presenza con quella a distanza, per sminuire una ed esaltare l’altra, ma marcare una differenza che potrebbe essere accolta e valorizzata. Nello specifico di questo progetto creativo il lavoro a distanza ha indubbiamente consentito una vera e profonda condivisione, non raramente studenti e studentesse intervenivano per suggerire al compagno o alla compagna un’idea o un accorgimento estetico.
Il progetto ha generato come dicevo circa una settantina di locandine, accomunate da un logo coniato per l’occasione: “Futuri Venturi” che dice del domani che verrà, un domani in cui uomo e natura coesisteranno senza porsi in conflitto come raccontano Marco e Martina nelle rispettive composizioni. Un domani in cui le nostre identità saranno raccontate da mascherine personalizzate, come suggerisce Beatrice. Un futuro governato da Robot al servizio dell’uomo come suggerisce Francesco. Così il futuro secondo Erika, o così nella visione di Letizia, in quella di Rodrigo e di Daniel, nell’immaginario di Angelo e di tutti gli altri. Il futuro che verrà, un futuro che è già qua.

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