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Visualizzazione dei post da 2019

La fortezza Bastiani

Era un tardo pomeriggio autunnale, una pioggia sottile puntinava il parabrezza, il traffico era congestionato e io correvo, se così si può dire, dalla psicoterapeuta. Mi ero promesso di partire alle 17:00, max 17:10, ma un lavoro banale era diventato più complesso del previsto, il wi-fi non collaborava e tutto iniziava a darmi fastidio. Partii tardi sperando di trovare la provinciale sgombra, ma si trattava chiaramente di una sciocca illusione. Il traffico; i pensieri; la scuola; le scadenze, per scacciare quell’esercito che stava invadendo la mia testa accesi la radio. Radio RAI, non ricordo se radio uno, due o tre, ma poco importa. Un attore stava leggendo -in modo sublime - alcune pagine da “Il deserto dei Tartari” di Dino Buzzati, così mi venni a trovare fra alte cime innevate, a contemplare la pianura all’orizzonte, aguzzando lo sguardo in ricerca e in attesa di scorgere in esso una desiderata, altresì temuta, variazione. Eccomi a camminare sui bastioni di una fortezz

Il piccolo Antoine

“Una volta, quando avevo sei anni, in un libro sulla foresta vergine intitolato Storie vissute, ho visto un’illustrazione bellissima.” Quanto riportato fra virgolette è l’incipit di uno dei libri più venduti al mondo, “Il piccolo principe” di A. De Saint-Exupery, poco sotto appare la riproduzione, per mano dello stesso autore, dell’illustrazione. Molte altre illustrazioni completano il volume e tutte sono a firma di Saint-Exupery, a testimonianza di un rapporto intenso e speciale fra l’autore e il disegno, rapporto però reso molto complesso e scoraggiato dal mondo degli adulti che consigliano al piccolo Antoine di lasciar perdere i disegni, stroncando così sul nascere la sua carriera di pittore. Non è dato sapere se l’aneddoto sia realtà o finzione, ma questo poco conta, si legge in modo esplicito una critica al mondo adulto, incapace di sostenere e far progredire le aspirazioni di un bambino. Sia chiaro: le aspirazioni di un fanciullo sono spesso grandi chimere, ma anche

Cosa farai da grande?

C’è una domanda tipica che gli adulti rivolgono ai bambini, è: “Cosa farai da grande?”. Spesso a porla sono persone del tutto estranee al contesto famigliare, oppure lontani parenti o conoscenti, talvolta sono gli stessi genitori curiosi che un po’ per gioco, senza dare troppo peso alla risposta, lo chiedono ai figli. “Cosa farai da grande” è una domanda che mi interroga, mi chiedo se non sia meglio chiedere: “come servirai da grande?”. Facile dire che posta così non “suona bene”, che il verbo servire evoca schiavitù e umiliazione, sembra togliere dignità al soggetto, per metterlo in un regime di sudditanza verso qualcosa o qualcuno. Un atto di lesa maestà alla libertà individuale, un tarpare le ali alle aspirazioni personali. Se analizzassimo e prendessimo sul serio le risposte dei bambini scopriremmo che la maggioranza dei maschietti oggi vorrebbe fare il calciatore, che un buon numero vorrebbe fare l’influncer, che è aspirazione di ambo i sessi, qualcuno ancora l’attore o

Quando fatica fa rima con felicità e serenità

Un’aiuola da sistemare, una decina di radici di una siepe da sradicare e un po’ di tempo libero nel mese in cui quasi tutto e quasi tutti si fermano: agosto. Sin da bambino il mio rapporto con questo mese è stato complesso, faticavo a dare un senso a quelle lunghe giornate vuote, fatica che non ha trovato soluzione nemmeno da più grande, da adolescente e da giovane. Con l’età adulta ho imparato a gestire quel mese capriccioso, a trovare un equilibrio fra pieno e vuoto sino ad arrivare a questa estate, una delle migliori stagioni mai vissute sotto questo punto di vista. Cosa ha reso al sottoscritto questo tempo tanto speciale? Il fare fatica scavando la terra, sudando sotto il sole, in compagnia di un’ascia e di un piccone. Può sembrare una banalità ma per una persona come il sottoscritto, abituata a  otto e più ore al giorno a stare seduta di fronte a un computer, l’attività “contadina” ha una carica decisamente rivoluzionaria. Allora fatica fisica fa rima con felic

La scuola della noia

La noia. -parte prima - La noia è una signora dai fianchi un po’ molli ed i piedi gonfi, che si dà aria sventolando uno sfilacciato foulard. La noia è insopportabilmente vecchia. La noia è il chiassoso silenzio che ogni giorno esperimento nel chiuso della mia cameretta. La noia è evidente mi è imposta. La noia è il dovere prima del piacere, è fare il cameriere a mio fratello, è uscire con l’ombrello, è il fare le spese.  La noia abita questo paese in cui niente mai succede e la vita si snoda fra la casa, la chiesa e la posta. Ci vorrebbe una bomba, sì una bomba. Senza morti e feriti, solo un po' di macerie ed un bel polverone. Una bomba contro la noia. La bomba. -parte seconda- La bomba è un concetto in bilico fra il concreto e l'astratto. La bomba ha un misterioso ed ancestrale fascino, rimanda alla caccia, ha il sapore della sfida, ha il tempo esagerato della miccia. La bomba mi piace, pur non avendola mai vista. La bomba come un dirompente desi

Fraternità

Invita sette o otto persone che non si conoscono fra di loro a sedere per due o tre ore intorno a un tavolo, in una sorta di appuntamento al buio. Sceglile differenti per sesso, età, estrazione sociale, servi cibo in abbondanza e lasciali chiacchierare di ciò che vogliono: politica, economia, famiglia, senza limiti e giudizi. Ripeti l’esperimento più e più volte, mescolando le persone, moltiplicando i gruppi. Ecco hai dato avvio a momenti di fraternità, che non potranno dare altro che frutti positivi… provare per credere.

Sport e integrazione

Io e il gioco del calcio abitiamo due mondi differenti, la palla a esagoni e pentagoni non è esattamente la mia passione, anzi, ma dato che i miei figli hanno scelto proprio di giocare in quello sport, in quel mondo sono dovuto entrare. Ho appreso così una storia di integrazione e di amicizia, che credo meriti di essere raccontata e analizzata. Nella squadra in cui esercita il mio secondo figlio, di anni 9, sono presenti due bambini “stranieri”, perfettamente integrati, “amati” e stimati dai compagni, dagli allenatori, così come dai genitori che seguono la squadra nelle varie trasferte. Questi bambini però dai loro genitori non sono mai seguiti, sono infatti due famiglie italiane che di essi si fanno carico, che li hanno in qualche modo “adottati”, andando oltre il semplice servizio di trasporto da un luogo ad un altro per disputare i match. Si è creato un legame forte di amicizia fra i figli e le frequentazioni vanno ben oltre quelle strettamente necessarie ai fini sportivi. Qu

Lettura di gruppo

Con questo post rendo conto di un piccolo esperimento di lettura di gruppo posto in essere non tanto tempo addietro. Attività svolta con circa trentacinque persone adulte, divise in cinque gruppi. L’incontro ha preso avvio con la lettura pubblica del primo capitolo del volume scelto: OSCAR E LA DAMA IN ROSA, di Eric Emmanuel Schmitt. Successivamente ai cinque gruppi sono stati affidati uno/due capitoli della pubblicazione. Ogni gruppo ha letto la sua parte e su di essa ha posto in essere un veloce confronto, con il fine di produrre un riassunto orale da comunicare in plenaria agli altri partecipanti. Capitolo dopo capitolo, grazie alle sintesi elaborate dai 5 gruppi, ha preso forma la storia. Il capitolo finale l’ho esposto io, leggendo degli estratti e sintetizzando là dove necessario. Attività svolta in un'oretta circa con riscontri molto positivi, nessuno dei partecipanti conosceva il testo, molti hanno appuntato nome autore, titolo, per poterselo procurare.

Lavori di gruppo!

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Raduna sessanta bambini di 11 anni, una novantina di adulti (genitori dei piccoli), affidagli un tema come da traccia nei commenti riportata e chiedigli di raccontare attraverso un’infografica le idee che hanno maturato, risultato? Questo: 

Pensieri pasquali

Il calendario suggerisce l’idea di occuparmi del tema pasquale, lo faccio allungando le mani dentro l’archivio digitale in cui conservo i pensieri e le riflessioni che sovente riverso in questo blog. Digitando nel campo “cerca” la parola: Pasqua, magicamente riaffiorano scritti che coprono un arco temporale di sei anni. In marzo 2018 appuntavo: Se la Pasqua è solo un inciampo, un giorno vuoto sul calendario che asciuga la tasca e ingrassa la cassa di chi come me sfrutta ogni santa: qui c'è l'affare e l'affare è da fare. Se la Pasqua è solo un pretesto per un augurio falso e modesto, per donarci un abbraccio che, nell'acido di un latente e diffuso livore, scioglieremo con piacere stante la prima buona occasione. Se la Pasqua è l'ennesima chance  per mettere in croce un altro ladrone, reo di appropriarsi di tutto quello che noi, incoscienti e felici, gli abbiamo in molti casi sottratto: protezione, educazione, formazione.

Non disturbare, sto giocando

Ha proprio ragione Damiano, quando dall’alto dei suoi quattro anni asserisce: <<Spegnilo papà!>>. Lo dice in riferimento al telefonino, a quell’oggetto magico che trilla, vibra, s’illumina, dispositivo che ormai condiziona in modo importante il presente. Ha ragione il mio piccolo saggio, se del tempo per giocare con lui deve esserci, questo deve essere senza distrazioni e interferenze. Giocare e stare con un bambino non può essere meno serio del varcare la soglia di uno spazio sacro, se in quella situazione il mio primo gesto è spegnere o silenziare il magico oggetto, così sia anche quando ad un piccolo dedico il mio tempo. Spengo il telefonino anche quando entro in aula, per immergermi nell’insegnamento al cento per cento, lo spengo di notte perché il tempo dedicato al riposo vale quanto quello impiegato al lavoro. Confesso di essere meno attento appunto quando a Damiano mi dedico, ma i bambini spesso ci insegnano e allora noi docili dovremmo fare ammenda e re

Il pozzo comunale

Se fossi sindaco, assessore o urbanista, se insomma avessi un peso reale nelle scelte dell’arredo urbano, collocherei al centro di ogni paese un pozzo. Me lo figuro classico, a base circolare, fatto in pietra o in mattoni, con la carrucola, il secchio, la corda e la manovella per regolare discesa e salita, un pozzo da favola! In quanto sindaco (assessore o urbanista) valuterei anche diverse fattezze, sono un tipo democratico, di mente aperta e accolgo di buon grado ogni novità, quindi avanti fate le vostre proposte, descrivetelo o fate uno schizzo, esprimete senza riserve il vostro desio... ecco qui, mettetele qui, in questo piccolo pozzo. Vi piace? È un modellino in cartone, scala 1:5, l’ho fatto io. Osserverete che non c’è l’acqua, ma questa non è una mancanza, è cosa voluta perché questo è un pozzo speciale. Innanzitutto non si verrà a prendere ma a dare, a gettare, non monetine o cartacce, ma desideri. Desideri grandi e piccoli, seri e meno seri, li accoglierà tutti, s

Una buona idea

Roma, 31 Marzo 2023 Circolarità e fantasia sono le parole chiave, utilizzate dallo stesso Ministro, per spiegare ai giornalisti convenuti la riforma del lavoro che porta la sua firma e quella dei suoi collaboratori: la moglie, i figli e qualche amico (siamo in Italia!). Afferma il Ministro Chiarelli che “si è voluti passare dalla concezione di lavoro a quella di lavOro", un accorgimento tipografico per dire la bellezza e la ricchezza di ogni professione. Prosegue il Ministro: "la Costituzione sancisce che il lavoro nobilita l'uomo e noi leggiamo quel 'nobilita' come: gratifica, appaga, eleva, arricchisce." C'è brusio in sala, il Professore lo coglie e sottolinea che è stato fatto tutto il possibile affinché l'uomo, più che il capitale, torni al centro del lavOro. "Non è pensabile che un uomo svolga per 40 ore alla settimana sempre la stessa mansione, fossilizzandosi su di essa, talvolta senza che vi sia un apporto personale di pensiero e

Adulto, adesso che fai?

Sabato pomeriggio, campo da pallacanestro dell’oratorio, ci sono molti bambini in età da scuola primaria e qualche ragazzino un poco più grande, inquadrabile nella fascia chiamata “preadolescenza”, c’è un sole quasi primaverile e ne approfitto per lanciare qualche palla dentro il cesto, in compagnia di mio figlio e di qualche suo amico. Di fronte a me, sulla panchina posta al fianco del campo da calcio, quella adibita ad accogliere squadra ed allenatore, una compagnia di sette o otto ragazzini prende posto, chiacchierano e ridono. Ad un certo punto uno di loro si arrampica sulla struttura in metallo che fa da copertura ai posti a sedere, raggiunge la sommità e si siede sul traverso, così da poter mettere i piedi in testa agli amici sotto rimasti. Prontamente s’arrampica un secondo ragazzo, al fine di raggiungere il primo, l’esilio struttura inizia a flettere sotto il peso dei due. Intervengo, li avviso che così facendo rischiano di rompere la copertura e di farsi anche male. U

Ritorno fra i banchi

Come sarebbe bello se si potesse tornare fra i banchi della scuola primaria e riprendere in mano le coniugazioni dei verbi, l’analisi logica e quella grammaticale, così come tornare a cimentarsi con storia e geografia, senza dimenticare matematica e geometria. Il sottoscritto sarebbe felice di colmare le lacune che si sono accumulate nello svolgimento -non troppo sereno - del suo iter scolastico, a causa della scarsa attenzione prestata a suo tempo al maestro. Ma non si tratta solo di una questione personale, intravedo nel ritorno fra i banchi degli adulti molteplici risvolti positivi, si tratterebbe in primis di un chiaro segnale, dato dai genitori ai figli, che nella scuola si crede, ci si crede talmente tanto che la si frequenta. Si dimostrerebbe nei fatti come lo studio, l’apprendimento e l’approfondimento siano aspetti necessari al vivere di ogni giorno. Credo poi ne trarrebbe giovamento il bambino stesso, trovando nel proprio genitore un vero sostegno nello svolgimento d

Suora alla fermata dell’autobus

Questa mattina, verso le 7:40, ho avuto modo di osservare con attenzione una suora in attesa alla fermata dell’autobus. Come ogni mattina, muovendomi in direzione del centro città, sono incappato nella coda, lunga e pressoché statica, delle carrozze a motore (situazione che io stesso contribuisco ogni giorno a creare), così in quella quotidiana attesa la mia attenzione su di lei si è fermata, azzurra la veste con sprazzi di grigio, azzurro il velo, lì per lì non ho saputo ricondurla ad un ordine religioso preciso. Non tanto alta, di corporatura media, questo il poco che ho inteso dell’aspetto fisico, credo che in fondo l’abito abbia anche questo scopo: rendere ogni suora uguale alle altre, in particolare dal punto di vista fisico. Stava parlando con un’altra donna, senza enfasi, in piedi, composta e a distanza di braccio. Mi sono detto:”ecco un bel quadretto”, ho immaginato la donna dichiararsi alla suora, raccontare sincera di questa e di quell’altro volta, confessarsi in buona s