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Visualizzazione dei post da 2020

Tempi difficili - Tempi speciali

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Ciao bambini, avrete sentito dire dagli adulti che questi sono tempi difficili, è vero ma sono anche tempi speciali, che possono diventare speciali grazie a voi. Fra poco sarà Natale, la Chiesa mi accoglierà ai piedi dell’altare come ogni anno a mezzanotte, ma io ho un desiderio speciale, vorrei quest’anno nascere nelle vostre case, nelle case dove vi siete chiusi per paura di questa brutta malattia, vorrei nascere proprio lì ed essere per voi motivo di festa. Vorrei che mi preparaste un posto, una culla, un lettino, un camino con il fuoco acceso, un tetto, insomma una casa, magari di fronte alla casa potreste porre una strada e lungo la strada due alberi e una panchina, un parco, una fontana, un’altalena, una scuola e... Insomma tutto quanto serve a rendere bello e accogliente un paese. Mi sembra che gli adulti chiamino questa cosa presepe, ma loro sono più informati di me, dunque chiedete a loro cosa fare, quali materiali usare, se il cartone o la plastilina, il legno o i matt

S’è risvegliata per incanto la città

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C’è una canzone, databile attorno alle metà degli anni ‘70 e firmata dal gruppo musicale Gen Rosso che recita così: “c’è tanta gente lungo le strade, si è risvegliata per incanto la città.” L’ho sentita cantare più e più volte da ragazzino, credo come canto conclusivo delle celebrazioni domenicali, mi è tornata in mente oggi facendo due passi a piedi appena fuori casa. Il paese in cui vivo è di fatto un paese dormitorio, posto alla periferia della città, un paese senza una piazza e senza una storia importante, per lo più ‘attraversato’ dalle persone più che vissuto. Eppure oggi -splendida giornata d’autunno- m’è apparso sotto una nuova luce, le vie animate, poche automobili in circolazione, tante persone a piedi, chi per fare sport, chi per portare a passeggio il cane e così discorrendo. Effetto delle restrizioni legate all’epidemia di COVID19: centri commerciali chiusi, divieto di uscire dal comune di appartenenza, quindi tutti obbligati a vivere il proprio territorio. Fare due passi

Vivere nel bene

Sollecitato da T. D. e invitato dalla parrocchia a esprimere una parere sulla ripresa dell’anno catechistico provo a ragionare su alcune possibilità, giusto 2idee, che questo tempo nuovo ci offre. Ogni tempo è nuovo, ogni occasione offre spazio di azione, la fantasia e la creatività ci vengono in aiuto, propongono, a noi la scelta di ascoltarle o meno. La ragione e i numeri dicono che la catechesi è morta (o non sta troppo bene) e con essa anche Dio (un terzo degli Italiani oggi dice: “Dio non esiste” vedi: https://www.vinonuovo.it/attualita/societa/siamo-davvero-gente-di-poca-fede ), il fermo di ogni attività pastorale, a causa dalla diffusione del Covid-19, ha allontanato ancora di più le famiglie dalla frequentazione della catechesi e della Chiesa in genere. La domanda è dunque - mio avviso - la seguente: come proporre ancora l’esperienza di Chiesa, la conoscenza di Cristo a persone che non sono interessate all’argomento? Certo non tutti sono indifferenti al tema religioso, d

Futuri Venturi

“What will be?” (cosa sarà?) chiede Filippo e colloca la domanda in alto, a fianco di due entità grigie (spiriti, fantasmi o simili) che emergono dalla skyline di una moderna metropoli. “Vieni a giocare con noi?” chiedono sarcastici due inquietanti clown, che si presentano con la raffigurazione del virus “COVID-19” sul naso, in sostituzione del tipico accessorio rosso che contraddistingue questa figura comica, l’illustrazione e la locandina portano la firma di Rebecca. Sono circa una settantina le immagini raccolte nel mese di maggio 2020, in una prima fase bozzetti su carta, poi illustrazioni digitali pensate per essere inserite in una locandina verticale, autrici e autori le studentesse e gli studenti del primo anno di grafica dell’Accademia di Belle Arti SantaGiulia. A coordinare a distanza il progetto, in via telematica, il professore di Illustrazione, AntonGionata Ferrari e il sottoscritto, docente di Graphic Design. Le locandine non testimoniano solo dell’inquietudine e

Il nostro futuro

Il nostro futuro sarà un ritorno al passato, alla normalità antecedente all’emergenza sanitaria, o si configura come un domani diverso, sin da ora da pensare e progettare? Il quesito posto dà per certo che l’uomo, ogni uomo, sia artefice del proprio futuro, che una comunità costruisca con consapevolezza il suo domani. Credo sia assunto non sempre così vero, talvolta, lo dico in primis per il sottoscritto, è il fluire del tempo a trasportarci avanti, come se fossimo un tronco posto sull’acqua, senza che minimamente si tenti un governo della situazione. Il tempo scorre, ci porta avanti e noi passivi procediamo. Altre volte il nostro ruolo da protagonisti è esercitato in modo inconsapevole, senza lungimiranza poniamo in essere scelte e azioni che poi condizioneranno in modo vincolante il nostro domani. Ultimo, ma non per importanza, non ci siamo solo noi, che significa che viviamo immersi in una dinamica, il nostro domani non è esattamente nelle nostre mani, ma in mani un po’ più g

Le cose belle ai tempi del nemico invisibile

Un invisibile nemico s’aggira tra noi, costringendo a casa bambini e ragazzi, le scuole, gli oratori, i centri di aggregazione, i teatri, le sale cinematografiche, gli impianti sportivi, tutto chiuso. Vengono così ad essere sconvolte le vite super organizzate (la mia per prima), costruite intorno a impegni inderogabili, corsi, appuntamenti, attività. Un vuoto che in questi giorni viene provvidenzialmente colmato dalla didattica a distanza, permane comunque un poco di tempo e spazio da organizzare, guardo a quello stilando un semplice elenco di cose “belle” da fare in questi giorni strambi. La prima cosa bella è aiutare in casa: i letti da fare, l’aspirapolvere da passare, i piatti da lavare, i vestiti da piegare, i capi da smistare e preparare per la lavatrice, i panni da stendere. Qui c’è tanto di bello da fare! La seconda cosa bella, non certo perché di valore inferiore, è leggere! Le biblioteche in molti casi sono aperte, così come le librerie, i libri si possono

Quindi uscimmo a riveder le stelle

“Papà, le stelle!” Mi ha detto il piccolo Damiano, che di stelle ne ha viste poche sin ora. “Wow, le stelle!” Ha affermato un’amica venutami a trovare in tarda sera. Anche mia moglie ha osservato che si vedono le stelle, eppure non siamo in montagna, ma nell’hinterland di una non piccola città. Cosa sta succedendo? Semplice, un guasto importante alle linee elettriche ci sta lasciando da una quindicina di giorni ad oggi ogni sera al buio, niente illuminazione pubblica e naturalmente sono riapparse le stelle. Avevamo da tempo scordato che sopra noi -oltre i lampioni- esisteva un cielo trapuntato. Un guasto imprevisto è servito a ricordarcelo. Questo guasto mi suggerisce l’idea che ogni tanto sarebbe bello spegnere volontariamente la luce artificiale, per tornare a guardare il mondo sotto il suo aspetto più vero: quello naturale. Ogni tanto, sì, ogni tanto quanto? Facciamo una notte ogni quindici giorni? Oppure con una frequenza maggiore? A turnazione su diverse vie,