Suora alla fermata dell’autobus

Questa mattina, verso le 7:40, ho avuto modo di osservare con attenzione una suora in attesa alla fermata dell’autobus.
Come ogni mattina, muovendomi in direzione del centro città, sono incappato nella coda, lunga e pressoché statica, delle carrozze a motore (situazione che io stesso contribuisco ogni giorno a creare), così in quella quotidiana attesa la mia attenzione su di lei si è fermata, azzurra la veste con sprazzi di grigio, azzurro il velo, lì per lì non ho saputo ricondurla ad un ordine religioso preciso. Non tanto alta, di corporatura media, questo il poco che ho inteso dell’aspetto fisico, credo che in fondo l’abito abbia anche questo scopo: rendere ogni suora uguale alle altre, in particolare dal punto di vista fisico.
Stava parlando con un’altra donna, senza enfasi, in piedi, composta e a distanza di braccio. Mi sono detto:”ecco un bel quadretto”, ho immaginato la donna dichiararsi alla suora, raccontare sincera di questa e di quell’altro volta, confessarsi in buona sostanza e restare in attesa di una parola buona. L’avrà assolta la suora? (Sì, so che una suora non può assolvere dai peccati, ma in questo mio fantasticare è concesso dire e far fare quel che pare).

Dicevo: l’avrà assolta?
Immagino di sì, mi auguro di sì.
La coda inaspettatamente si è sciolta, ingranata la prima marcia ho ridato avvio alla mia carrozza, della donna e della suora ferme alla fermata di viale Bornata ho perso traccia.


Il resto del tragitto l’ho fatto pensando a loro, ragionando sul come sarebbe bello se questo avvenisse ogni giorno. Se ogni giorno una suora volutamente utilizzasse una fermata dell’autobus come confessionale. Forse anche io che nei riguardi di questo sacramento spesso sono restio, forse mi confesserei -senza grandi patemi- pure io.

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