Il piccolo Antoine

“Una volta, quando avevo sei anni, in un libro sulla foresta vergine intitolato Storie vissute, ho visto un’illustrazione bellissima.”

Quanto riportato fra virgolette è l’incipit di uno dei libri più venduti al mondo, “Il piccolo principe” di A. De Saint-Exupery, poco sotto appare la riproduzione, per mano dello stesso autore, dell’illustrazione.

Molte altre illustrazioni completano il volume e tutte sono a firma di Saint-Exupery, a testimonianza di un rapporto intenso e speciale fra l’autore e il disegno, rapporto però reso molto complesso e scoraggiato dal mondo degli adulti che consigliano al piccolo Antoine di lasciar perdere i disegni, stroncando così sul nascere la sua carriera di pittore.

Non è dato sapere se l’aneddoto sia realtà o finzione, ma questo poco conta, si legge in modo esplicito una critica al mondo adulto, incapace di sostenere e far progredire le aspirazioni di un bambino. Sia chiaro: le aspirazioni di un fanciullo sono spesso grandi chimere, ma anche questo poco conta, perché dare ad esse un certo peso aiutando il bambino a seguirle è un modo per educarlo e rinforzarlo, è un percorso di crescita a mio avviso fondamentale.
Lungo la via che porta al traguardo, il bambino scoprirà la complessità, la fatica, il valore dell’allenamento e l’importanza di reiterare un’azione per migliorarla, scoprirà che tutto ciò che desidera ottenere non è sempre lì a portata di mano, forse capirà che quella non è la sua strada.

Sarebbe diventato un pittore di successo Antoine se gli adulti attorno a lui l’avessero sostenuto in questo suo cammino?  Non è dato saperlo, certo è che alla famosa domanda “disegnami una pecora”, non ne avrebbe disegnata una malconcia, come lo stesso Piccolo principe gli farà notare.

Forse avrebbe fatto un ritratto migliore del piccolo principe. È lui stesso a darsene doglianza: “Questo è il ritratto migliore che poi sono riuscito a farne. Ma ovviamente il mio disegno è molto meno bello dell’originale”.

Perché il suo disegno è molto meno bello dell’originale? Perché Antoine non ha affinato la sua tecnica, non si è esercitato, perché gli adulti attorno a lui gli hanno detto di smettere e non gli hanno suggerito cosa fare, quali attenzioni tenere per ottenere risultati migliori attraverso il disegno.

È evidente: a disegnare si impara, come si imparano a tracciare le lettere dell’alfabeto o le figure geometriche, ma sul disegno, sull’abilità a raccontare il mondo attraverso i segni grafici si investe poco. È un limite importante, che influisce in modo negativo sulla società e sullo sviluppo di essa? Io credo di sì, si tratta a mio avviso di una limitazione importante.
Cercando chiarimenti rispetto a un concetto a un’idea ho più volte chiesto a diverse persone di provare a farmi uno schizzo di massima, ottenendo rifiuti e risposte imbarazzate: “ma.... ma io non so disegnare!”. Una limitazione importante equiparabile a quella di non saper scrivere o far di calcolo, a mio avviso.

Alla domanda posta dal piccolo principe: “disegnami una pecora”, l’autore risponderà di non saper disegnare, perché la sua formazione lo aveva portato ad approfondire la geografia, la storia, l’aritmetica e la grammatica, ma non le arti figurative. Di tutta risposta il piccolo principe dirà: “non importa, disegnami una pecora”. Una risposta incoraggiante, non preoccuparti disegna, provaci, poi vedremo, se il risultato non sarà soddisfacente la rifaremo ancora e poi ancora.
Ecco il ruolo dell’adulto che sostiene i primi risultati, per quanto goffi, che invita ad insistere e riprovarci, che non mortifica e che intuisce l’elefante dentro il boa.

Cos’è questo elefante dentro il boa?
Non l’ho detto, è il disegno numero uno di Antoine S. De Exupery, lo trovate nel piccolo principe, è un disegno un poco brutto, una sorta di macchia marrone a forma di cappello, ma voi non ditelo al piccolo Antoine, chiedetegli piuttosto: cosa c’è di prezioso lì dentro? Che significa chiedere cosa hai messo sul foglio, sotto il cappello o dentro il boa e dopo aver capito, solo dopo aver inteso l’intenzione, suggerire una possibile variante.

Se per esempio dalla bocca del boa facessimo spuntare la coda dell’elefante, la zanna o la proboscide?  Sì ma come è fatta la coda di un elefante, come la zanna o la proboscide? Andiamolo a scoprire.


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