Vivere nel bene

Sollecitato da T. D. e invitato dalla parrocchia a esprimere una parere sulla ripresa dell’anno catechistico provo a ragionare su alcune possibilità, giusto 2idee, che questo tempo nuovo ci offre.

Ogni tempo è nuovo, ogni occasione offre spazio di azione, la fantasia e la creatività ci vengono in aiuto, propongono, a noi la scelta di ascoltarle o meno.


La ragione e i numeri dicono che la catechesi è morta (o non sta troppo bene) e con essa anche Dio (un terzo degli Italiani oggi dice: “Dio non esiste” vedi: https://www.vinonuovo.it/attualita/societa/siamo-davvero-gente-di-poca-fede ), il fermo di ogni attività pastorale, a causa dalla diffusione del Covid-19, ha allontanato ancora di più le famiglie dalla frequentazione della catechesi e della Chiesa in genere.

La domanda è dunque - mio avviso - la seguente: come proporre ancora l’esperienza di Chiesa, la conoscenza di Cristo a persone che non sono interessate all’argomento?


Certo non tutti sono indifferenti al tema religioso, dunque qui si tratterebbe di fare un primo distinguo, per costruire proposte che mirano a target diversi: diciamo che varrebbe la pena differenziare fra chi mastica un po’ di pratica religiosa e chi ne è totalmente digiuno. Proporre un’ora di deserto e di meditazione silenziosa ottiene stati d’animo nettamente diversi, c’è chi lo vivrà come un’ora di calvario e chi come un’ora di grazia, è molto soggettivo. Dobbiamo conoscere/intercettare questa soggettività per fare proposte diverse, variegate, che vanno incontro a sensibilità differenti.


La parrocchia penso dovrebbe proporre occasioni formative, occasioni di impegno, occasioni di preghiera, occasioni di confronto, un’offerta variegata e ricca, nell’ottica di essere a servizio della crescita delle persone.


Che ricadute avrebbe questo sulla catechesi?

In primis il liberalizzarla, che significa lasciare la catechesi alla pura partecipazione volontaria, svincolandola da ogni legame con i Sacramenti. Non dovrebbe esistere l’equazione: non vieni a catechismo, non fai il Sacramento (come se il Sacramento si potesse “fare”). Come possiamo farci noi giudici del cammino di fede di una persona? La partecipazione alla catechesi crollerebbe? Probabile, ma che senso ha il riempire le stanze di bambini\ragazzi che non hanno la minima voglia di seguire un percorso di quel tipo e che appena potranno archivieranno quella come una brutta esperienza?

La formula della formazione in gruppo non è un dogma di fede, le vie dell’iniziazione Cristiana posso passare dalla famiglia o da altre esperienze fuori da essa, anche il semplice consiglio di lettura di un libro può essere una proficua occasione formativa.

Apro una parentesi: i gruppi di lettura, sono un’esperienza testata e funzionante, perché non appropriarsene, suggerire\proporre dei libri da leggere (sia per adulti che per ragazzi), per poi trovarsi e su di essi confrontarsi (mantenendo le sanitarie distanze di sicurezza).


Come si evince da quanto sino ad ora scritto a guidarmi nello stendere queste idee è la fantasia, non c’è certezza di riuscita o pretesa di “verità” ma solo la volontà di essere propositivi. L’ottica - come già ho scritto - è quella di essere al servizio delle persone, a servizio delle famiglie, un aiuto a vivere bene (la fede ma non solo quella) o meglio ancora: a vivere, per quello che si può, nel bene.


Potrei scrivere ancora, sul tema ho anche già scritto qui: https://2ideeblog.blogspot.com/2019/01/la-famiglia-oltre-i-proclami.html e qui: https://2ideeblog.blogspot.com/2019/01/educazione-cristiana-immaginare-il.html


Per ora ho “pontificato” a sufficienza.

Per ora.


A.

Commenti

  1. Molinetto, 24 settembre 2020.

    Cortese don Angelo buongiorno,

    all’ultimo magistero ha chiesto di farle pervenire idee circa la strutturazione della catechesi per l’anno pastorale 2020\21, così vengo a lei e alla comunità con uno spunto che mi auguro possa aiutare nel discernimento collettivo.

    In un’ottica di significatività e pregnanza degli incontri credo ci si possa orientare verso una proposta mensile, della durata di circa novanta minuti, rivolta a genitori e bambini insieme, archiviando (anche solo in via sperimentale) per tutti gli anni dell'ICFR il modello della catechesi a cadenza settimanale. Se i numeri dovessero essere troppo alti si potrebbe pensare di sdoppiare l’appuntamento, proponendo due momenti di incontro (collocati nella stessa giornata o uno di sabato e l’altro di domenica) per ogni gruppo di catechesi, dimezzando quindi la platea degli interessati.
    La logica degli incontri potrebbe essere quella di tenere compatto ed unito il nucleo famigliare, proponendo attività, momenti di preghiera e di riflessione da vivere come famiglia. La strutturazione e la gestione degli stessi sarebbe quindi nelle mani del Parroco, del catechista degli adulti e di quello dei bambini, in un lavoro sinergico.

    L’ottica è quella di mantenere il distanziamento fisico fra i nuclei famigliari, evitare continue turnazioni di persone dentro l’oratorio (la cadenza settimanale mi pare porti con sé questo problema: incontri brevi ravvicinati che rendono difficile la corretta areazione e sanificazione continua degli ambienti), la presenza del bambino (soprattutto quello piccolo) accompagnato dalla famiglia garantisce il rispetto delle regole sanitarie (mascherina, igiene delle mani, etc.), azioni difficilmente affidabili ad un catechista che di norma è chiamato a seguire e gestire da solo più bambini.
    Alleggerimento della richiesta fatta alla famiglia: meno incontri meno uscite, diminuzione della quantità, incremento della qualità.

    Dal punto di vista pedagogico mi parte evidente l’investimento sulla famiglia come attore principale e privilegiato della catechesi.
    All’incontro mensile si potrebbero poi aggiungere dei semplici mandati, affidati alla famiglia, relativamente alla preghiera quotidiana, alla frequentazione della parola di Dio, etc.

    Cordialmente.
    Alessandro Chiarini.

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