Un leggio e un libro come pietre d’inciampo

Un libro aperto, che dà mostra di sé su un leggio posto sulla credenza della sala, è la piccola novità nell’arredo della casa in cui da tempo abito.
È un piccolo messale redatto secondo il rito romano, è aperto sulla pagina riportante le letture del giorno. Ad esso dedico brevi istanti, in modo non sistematico, ogni qualvolta mi trovo a transitare di fronte ad esso.
Potrei accedere in ogni momento e da ogni luogo alle letture, grazie a un telefonino, o per mezzo di un computer e via dicendo, per farlo mi basterebbe digitare la stringa di un indirizzo web, attendere il caricamento della pagina e sfogliarla, ma qui in casa inciampo, se così si può dire, nel volume e in quella Parola senza volerlo. È bastato lasciare un libro aperto e ciò ha suscitato un cambiamento nella fruizione della Scrittura.

Contento del fatto ho posto sulla credenza un secondo leggio, a poca distanza dal primo. Il primo libro che via ha trovato posto è stato: Storia della bellezza, a firma di Umberto Eco, un bel volume illustrato, regalatomi da un’amica. Per un po’ di giorni l’ho lasciato aperto, ogni giorno su un dipinto diverso.

Ho da poco tolto un volume sulla pittura Americana, catalogo di una mostra di alcuni anni addietro, per fare spazio ad una raccolta di versi di Ungaretti, che da tempo avevo dimenticato in un angolo remoto della mia libreria.

Ora dunque felicemente ‘inciampo’ in versi e/o dipinti almeno due volte al giorno, che facilmente risultano essere quattro, se oltre all’andata è previsto anche il ritorno e quattro ancora non è il giusto conto, visto che transito in sala più volte al giorno.

Ovviamente mi accarezza il desio di un terzo leggio, ma credo mi saprò contenere, sulla credenza svetta infatti un imponente vaso cinese, regalo di mamma, che è opportuno resti lì a fare ancora per un po’ il suo dovere.
Questo ipotetico e desiderato terzo leggio lo vedrei bene in certe sala d’attesa, negli atri dei condomini, nei corridoi delle scuole e dei pubblici uffici, nei bar degli oratori e forse non solo in quelli, alle fermate degli autobus, nelle stazioni della metropolitana...

Un leggio e un libro come pietre di inciampo, a ricordarci che il mondo è più grande del nostro Io, che si sviluppa e si articola -in modo meraviglioso e sorprendente- ben oltre quel poco e nulla che abbiamo scelto di conoscere.


“É per questo che bisognerebbe imparare non solo a leggere per se stessi, ma anche contro se stessi: leggere contro il proprio Ego (...)”, Giuseppe Montesano.

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