Servire al mondo

Comunemente si definisce povero colui che soffre di una indisponibilità economica ma, a ben vedere, la povertà è l’incapacità di formulare una risposta adeguata alle problematiche che accompagnano il proprio vissuto.
Siamo quindi potenzialmente tutti esposti alla povertà, ogniqualvolta non troviamo risposta, quando diciamo: “con mio figlio non so più cosa fare”; quando quel non saper più cosa fare vale per noi stessi, per i nostri rapporti, per il lavoro e per tante altre situazioni.
Con questo dire non voglio sminuire la povertà economica, che è e resta fatto grave, ma allargare l’orizzonte per includere un maggiore numero di soggetti entro questo insieme, forse anche noi stessi, che ci pensiamo o ci stimiamo, io per primo, immuni.

Mi piacerebbe molto, qui e ora, saper formulare un antidoto portentoso contro la povertà, così da sradicarla per sempre, ma credo questo impossibile.
Un passo del Vangelo dice: “i poveri li avete sempre con voi”, forzandolo un attimo ed estrapolandolo dal suo contesto, parrebbe dire che alla povertà bisogna abituarsi, come se si trattasse di una condizione collegata all’esistenza stessa, forse lo è... Ma certo alla povertà non bisogna rassegnarsi!
Laddove mancano le risposte bisogna attivarsi per trovarle, con un’azione ed una ricerca collettiva, che investe in primis la comunità cristiana (per fedeltà al Vangelo e a Cristo) e in secondo luogo la società civile.

Ecco, in tanti anni di frequentazione di Parrocchie ed oratori, poche poche volte sono stato messo davanti a questioni dì povertà (in senso stretto, come in senso più ampio), poche volte sono stato interrogato sul tema, tanto meno mi hanno chiesto di studiarlo e di formulare una, seppur timida, risposta.

Mentre sempre più credo che questa sia ‘l’unica cosa necessaria’, chiedermi e chiedersi come si possa servire al meglio il mondo.

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